Avete sentito parlare del languishing?
In italiano potrebbe tradursi con il verbo “languire”, e in effetti descrive uno stato di stagnazione e di vuoto, in cui vi è assenza di speranza e di gioia ma che si differenzia sia della depressione che dal burnout.
Questa sensazione potrebbe esser riassunta con “non depressi ma privi di gioia” e purtroppo pare essere l’emozione che sta caratterizzando quest’epoca pandemica.
Ad affrontarne lo studio è stato Adam Grant, psicologo della University of Pennsylvania, riprendendo il termine coniato dal sociologo Keyes (2002) e pubblicando un articolo sul New York Times.
Ma esiste un modo per invertire questa rotta?
Fortunatamente sì, e gli studiosi confermano come sia necessario coltivare il flourishing, ovvero uno stato mentale di benessere, coloritura emotiva, e prosperità psicologica.
Il concetto del benessere (Ryff e Keyes 1995; Ruini 2017) è basato su 6 dimensioni ed è proprio su queste, ora più che mai, che dovremmo incentrare le nostre energie:
- ACCETTAZIONE DI SÈ: è importantissimo avere un atteggiamento positivo nei confronti di sé stessi, integrando sia i lati positivi della nostra personalità che quelli negativi, accettando il proprio passato;
- AUTONOMIA: o meglio autodeterminazione, prefiggendosi degli obiettivi personali e pianificando le strategie per raggiungerli;
- PADRONANZA AMBIENTALE: la capacità di interagire con l’ambiente che ci circonda utilizzando le opportunità esterne;
- RELAZIONI POSITIVE: l’uomo è un “animale sociale” e la presenza di relazioni affidabili e supportive è fondamentale così come lo sviluppare l’intelligenza emotiva, provando empatia e intimità;
- SCOPO NELLA VITA: presenza di uno scopo nella vita ben definito, avere dei valori;
- CRESCITA PERSONALE: sentimento di continuo sviluppo di sé, arricchimento personale, aperture alle nuove esperienze vissute come occasione per crescere.